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Posso scrivere, posso illuminarmi ed avvincermi ancora.
Un’altra volta io.
Scrivilo, scrivilo, scrivilo!
Voglio scavare nel mio petto e squarciare il cuore.
Questi tasti pigiati scandiscono l’esistenza,
anzi, sembrano annullarla, arrestarla, assassinarla.
Da troppo li pigio con cortesia e controllo, ormai da tempo.
Ho voglia di far rumore, di svegliare l’amore che in me c’è.
Mi sembra di veder me stesso, a miglia di distanza;
Ma riesco a scorgermi, a vedere il mio sorriso, i miei occhi,
i miei silenzi.
Credo di aver fatto un viaggio, uno di quelli in cui programmi
la destinazione e il giorno della partenza, senza minimamente
preoccuparti del ritorno e dei suoi dettagli.
Avevo deciso di percorre il sentiero più agevole,
di vivermi come molti fanno.
Ho nuovamente voglia di sentirmi dissimile e se diversità
il più delle volte vuol dire emarginazione,
beh, che io possa restare solo, incompreso,
una sola stella nell’universo.
Credo siano passate stagioni dal giorno in cui scelsi di salpare,
di essere uguale agli altri, simile a tutti.
“Gli stolti vivono meglio” mi ripetevo del continuo.
Era così che interpellavo il mio cuore e il mio intelletto.
Arrivo alla conclusione che ognuno di noi debba viversi per ciò che è,
senza troppe remore, ne interrogativi.
Mi voglio bene così e me ne voglio di più se sono io.
Sento odore di me.
Ho voglia di singhiozzare,
di affogare nei miei respiri e nelle mie lacrime.
E’ notte e il rumore dei tasti pigiati con vitalità e forza,
non mi disturba, ma mi fortifica e mi procura felicità.
Tornerò quello che ero e che sono sempre stato.
Voglio sconvolgermi per un petalo che cade, per una foglia che vola,
per un bimbo che ride, per una lacrima che affiora,
per un filo d’erba che cresce, per un raggio di sole che nasce.
E’ festa dentro me.
Mi sento vivo, acceso, rilucente e in questo istante
piango come un cielo carico di nuvole
e gioisco come una terra assetata di temporali.
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