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Bugiardo son divenuto pure.
A queste mani che tanto t’hanno bramata, chi dirà loro che non t’avranno più?
E a questo cuore innamorato, che più non t’amerà?
A questa bocca che dalle tue labbra attingeva,
come potrò fargli sapere che quest’arsura non andrà più via?
A questa pelle che dei tuoi brividi si ungeva,
chi dirà essa che d’ora in poi dovrà privarsene per sempre?
A questo corpo che ti cerca anche nel sonno,
come potrò sussurrargli che quest’astinenza di te non finirà mai?
Chi glielo dirà?
Oh, come potrò dire la verità!
Povere parti mie, che vi è dato da patire!
Umili mani, non poter più toccare ciò che vi appartiene da prima che vi formaste.
Misere mani, che pena mi fanno!
Disperate cercano ciò che più non troveranno;
Da mandanti di passione, a destinatarie inconsapevoli di interminabili smarrimenti.
E ai miei passi, abituati a un’andatura calma e dolce,
come dirò loro che adesso dovranno fuggire?
E dei miei capelli, chi scioglierà i nodi dell’anima con labile tocco?
Chi dirà loro, che mai più dita istruite passeranno morbide e taciturne tra di essi?
Oh che mi è dato da sopportare, pure mentire io dovrò!
Come se il resto non bastasse, come se non mi fossi già ingannato abbastanza.
Verità, verità, verità…
Vorrei potervela dire amate parti mie, ma non sopportereste a lungo.
Non mi rimane che un aspro, inevitabile mentire.
Di codesto destino, quale assurdità inferiore?
Ma io ripenso ancora al tuo corpo e alle mie mani:
binomio durevole, accoppiata perfetta,
uguali metà, condannate a una separazione immortale.
Verità, verità, verità, ma omettere è anche mentire.
Di siffatta, quale beffa peggiore?
E pur mentire io dovrò!
E del mio tutto, non rimane altro che una misera sentenza,
una scomoda bugia, un’indispensabile fandonia, per il bene di me stesso.
Sciagurate parti mie, bramano ciò che più non avranno.
Povere parti, per sempre prigioniere del loro più grande desiderio.
Troppo alta tale condanna perchè io possa attraversarla.
Esiste forse castigo più dolente?
Solo la mente sa.
Essa accetta, ma non comprende;
Considera e soffre; Patisce e attende; Prega e spera;
Vive e brucia di verità; Arde e non si consuma;
Combatte e non vince e non perde; Non casca e non vola.
Immobile, sul filo sanguinante dell’abbandono,
in bilico, tra bugia e follia.
(D’amore un caduto – 2′ parte)
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