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Scriverti nel più profondo degli abissi, era ciò che avrei voluto fare,
affinché nessuno, a parte te, potesse inalare queste mie parole.
Forse qualcuno leggendole, erroneamente, le farà sue,
qualcun altro, allo stesso modo, non le riterrà per se.
Mi sento così piccolo e strano in questo momento.
Infuocato, il sangue scalpita nelle tempie e nelle vene come non mai.
Come morso dal più velenoso dei serpenti, rimango immobile, paralizzato, stordito.
E’ un veleno questo ricordo, che gonfia gli occhi e fa pulsare all’impazzata il cuore.
A raccontarti una storia, questa volta sarò io.
Due vite solitarie, vere, leali, eterne, che nella loro consapevole completezza,
intesero dopo secoli di respiri, di non esser tali.
Ciò che inquietava fortemente i loro cuori però,
era l’aver compreso tutto questo in un batter d’occhio,
quindi nell’istante in cui si incontrarono, in cui si conobbero.
No, non immaginarli tristi, sbaglieresti.
Quel senso improvviso di precarietà e mancato equilibrio,
li fortificava e li deliziava e li faceva scintillare come non avevano mai fatto prima.
Era come se avessero vissuto da sempre nell’oblio, spettatori ignari di una bugiarda verità.
E’ paradossale lo so;
Ma in quella concreta, improvvisa incompletezza, scoprirono l’immensità della completezza.
(Pausa)
Protagonisti assoluti, vissero la purezza che soltanto due anime possono provare.
Come catene di bronzo infuocato, saldarono mente e cuori per lunghissimi giorni.
Non ne sono sicuro, ma credo si amassero, ma di un amore a noi altri sconosciuto.
(Pausa)
Si legarono con un impeto non calcolabile
e la cosa più straordinaria, che i loro intimi incontri,
avvennero sempre al buio, alla magia di silenzi, privi di ogni tocco e sguardo.
Vorrei poterti svelare di più, ma questi fogli non sono profondi abissi
e le mie timidezze, in questo frangente, vorrebbero senza indugio annegare,
che inaridire alla luce di sguardi sconosciuti.
Anche se non l’hai mai ascoltata prima, dentro di te, inoltre,
sono certo che questa storia lo conosci già.
Quelle anime! Mi turba ripensarle, riviverle.
“Dio, questo ricordo è talmente intenso…
mi trasporta in un mare aperto, nel mare aperto del mio essere e di tutto ciò che racchiude…
e forse non dovrei essere io a dirlo…
ma racchiudo nell’eternità, la mia immensa eternità.
Come vorrei assaporare te, nella tua “totalità” (anche se non totale)
per un tic di una lancetta”.
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