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Come nasce una canzone,
una poesia, una frase d’amore o una lettera?
Per tanti motivi si scrive e si riversa
quel che dentro noi rimugina.
Si scrive perché quel sentore
diviene una necessità scalpitante,
perchè il bisogno di farlo è impellente.
A volte perché si è scelto di farlo e basta.
Non so bene cosa stanotte mi induca a farlo.
Ricordo i tempi in cui scrivevo con la macchina del nonno.
…il nonno. Anche se da una vita non pronunciavo tale parola,
dentro me non è mai andata via,
anche quando non aveva più senso farla vivere al di fuori della mia bocca.
Amavo mio nonno Noè. Lo amo ancora, anche se non è più con me.
Vorrei poter rivivere qualche scena che dentro la mia testa
torna vivida come il ricordo dell’arcobaleno più grande
e luminoso che io abbia mai visto.
Immergo il mio spirito nei sentimenti…
Ho voglia di comporre. Non so bene cosa, ma devo farlo.
Lascio che le dita facciano il loro corso,
che lambiscano ogni tasto con la sequenza e il dinamismo
che più le aggrada.
A parte qualche lampo di bizzarra follia,
sento di aver perso la capacità di scrivere,
di costruire fedelmente con le parole, ciò che dentro me regna.
Ma se davvero ho smarrito tale abilità
l’avrò certamente persa nel mio profondo.
Cercala e ti giuro che la troverai!
Confesso di non aver guardato dappertutto;
Eppure stasera rovisto in ogni pertugio e guardo in ogni stanza.
Devo stanarla per rassicurarmi.
Potrei scorgerla in un tocco, in una sua movenza,
nel soffio della sua bocca, in un palpito di cuore improvviso.
Non è forse quello che effettivamente desideri?
Necessito di tachicardie
e in questo istante non ne avverto alcuna.
Il vuoto nella testa e nel cuore!
E’ come se nelle mie sorgenti scorresse aria.
Potrebbero nascere trepidazioni,
così come spunta il sorriso di rimando a uno sbadiglio.
Eppure il labbro resta duro, di pietra.
Medito su quest’ultima frase.
Un barlume di sole s’è infiltrato nella mia testa.
Qualche giorno fa riflettendo seduto per terra
pensavo a quanto poco verde sia ormai presente nella nostra vita.
Quel colore meraviglioso che dona ossigeno anche al cuore.
Non potevo fare a meno di esaminare
quanto quei fili d’erba accanto a me fossero fragili,
necessari e allo stesso tempo imperiosi,
ricchi di nobiltà e a quanta compagnia producessero
in quel minuto solitario.
Non un fiore, un albero,
una piantina spuntava da quell’asfalto,
ma quei fili d’erba si!
Mi chiedevo come potessero sapere che al di la
di quel malinconico buio, ci fosse sole e luce.
Eppure la cosa che mi lasciava basito
era assodare come riuscissero a perforare
una tale superficie.
Si, perchè spuntavo superbi verso l’alto
come lance in mano ad un guerriero
e spiccavano di un verde da far sembrare tutto il resto
una fotografia sfocata ed ingiallita.
Con la stessa forza cerco te amore mio.
Ti cerco con sentimento perchè so che lì ti troverò.
A te che trasformi il mio petto
nel battito impazzito del cerbiatto braccato.
A te che di questa bocca fai deserto, arsura, vastità.
A te che accresci la volta celeste e diradi l’abisso.
A te che rendi una giornata qualunque un giorno speciale.
A te che possiedi ali fatte di cartapesta
e sorpassi i confini della poesia.
A te che possiedi gambe minute
e oltrepassi la muraglia dell’impassibilità.
A te che dilati il tempo e lo dissolvi
come un cirro nel cielo.
A te che articoli il mio nome e abroghi l’inezia.
A te che resti nell’aria come una scia.
A te che rendi quest’anima migliore.
A te che di stupirmi non smetti mai.
Emigrano le rondini sul tuo seno.
Sulle tue labbra nascono i poeti.
Si rifugiano libellule nei tuoi capelli.
Sui tuoi fianchi le api realizzano alveari.
Giacciono gli angeli sulla tua schiena.
Si assopisce il sole sul tuo riso
e si desta l’alba dalle tue pupille.
Si rifugia il piacere nelle tue mani.
Sul tuo petto letizia, godimento, pathos.
Cerca la terra le tue gambe,
e questo ragazzo che t’ama,
senza sosta,
il tuo balsamo e i tuoi lievi passi.
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